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Fonte immagine: http://www.orientedfilm.com

ORIENTED”: così si intitola il film-documentario proiettato mercoledì 12 ottobre presso il cinema “Il Piccolo” a Matera (Trailer film). L’associazione materana “RiSvolta: i colori dei diritti” insieme a “Casa Netural” hanno accolto la richiesta di tre ragazzi omosessuali di proiettare il film per la seconda volta in Italia dopo Torino, dove è stato presentato al Festival TGLFF – Torino Gay&Lesbian Film Festival, svoltosi a maggio presso il Museo Nazionale del Cinema.

 È la vera storia di Khader, Naeem e Fadi, ragazzi tra i 20 e i 30 anni, che per scappare dall’oppressione vissuta nei piccoli paesi, decidono di trasferirsi a Tel Aviv, e trascorrono le loro serate a Jaffa. I ragazzi sono accomunati dallo stesso percorso di vita e dallo stesso scopo: costruirsi una propria identità, allontanandosi dalla realtà imposta dal colonizzatore, che permette di acquisire la cittadinanza israeliana, ma non la nazionalità; ciò provoca una  grande limitazione di diritti.

I tre ragazzi hanno dei rapporti con le rispettive famiglie molto diversi tra loro. Khader, 25 anni, viene da una famiglia dove la libertà del singolo non manca. Al contrario Naeem, 24 anni, nonostante i genitori pensino che il proprio figlio abbia un altro orientamento sessuale, non riescono a parlare in maniera diretta della cosa, perché Naeem ha il timore di non essere accettato o essere respinto dagli affetti più vicini (familiari, amici). Durante la realizzazione del documentario, gli amici riescono a convincerlo a scrivere una lettera ai propri genitori. Invece il terzo ragazzo, Fadi, 26 anni, ha avuto il coraggio di fare coming out ma ciò non limiterà i legami con i genitori, però viene evitato il discorso riguardo le scelte del figlio. Le famiglie di questi tre ragazzi rappresentano la società araba, che è composta anche da omosessuali (mithliin in arabo), ma spesso considerati invisibili.

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Tel Aviv-Jaffa. Fonte immagine: http://www.britannica.com

Khader, Naeem, Fadi non sono malati, strani, pazzi e/o invisibili; sono umani che piangono e gioiscono, amano e odiano, lottano e vivono. Non vogliono ribellarsi, chiedono solo il diritto di esprimere il proprio amore. Sebbene vivano in una società nella quale i tabù sono pari a più infinito, rimangono della convinzione che non bisogna allontanarsi dalla propria terra, perché anche altrove si vivono realtà paradossali.

Il regista Jake Witzenfeld ha girato il documentario nell’estate 2014, periodo non tranquillo tra le due parti politiche. Questo, però, non l’ha fatto desistere dal riprendere momenti puri in cui i tre ragazzi hanno raccontato come è nato l’amore nei confronti di persone che vengono rappresentate come loro nemici.

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Fonte immagine: http://www.vice.com

Significativo è il titolo del film-documentario: Oriente(d) da una parte potrebbe indicare il   Medio Oriente, luogo che sembra lontano, ma che, in realtà, è molto vicino, e con il quale noi italiani condividiamo lo stesso mare, d’altra parte illustra diversi orientamenti: politico, ideologico, religioso, sessuale. Oggi una certa cultura bigotta e miope vorrebbe nascondere o ignorare questi orientamenti “diversi” che però tanto merito hanno avuto nella produzione culturale nella storia del mondo arabo. Basti pensare ai versi di Abu Nuwas, poeta vissuto nel periodo Abbaside.

Al termine della proiezione, l’ospite della serata, Nabil Salameh, giornalista, cantautore, poeta e fondatore del gruppo Radiodervish, ci ha emozionato con il racconto della sua storia, vissuta proprio in quei luoghi, dove il documentario è stato girato, e di come l’occupazione sionista abbia distrutto la casa dei suoi genitori. È capace di volare in alto, tanto da non smettere di insegnare ai suoi studenti che “il sapere è una conquista” perché è tutto ciò che si possiede, ed è tutto ciò che rende libero un essere umano. Il sapere è ciò di cui nessuno può essere privato. E’ il sapere che ha portato i tre ragazzi e la maggior parte dei giovani arabi a ribellarsi durante le cosiddette primavere arabe, emettendo un vagito che si è trasformato in un’eco e che forse rinascerà come grido di speranza.

                                                                                                                                             Ikram Rachid